giovedì 11 aprile 2013

Sproloquio su una scatola di pomodori pelati

Ho appena aperto una scatola di pelati Del Monte e, se normalmente l'odore di una scatola di pelati del supermercato mi fa solo pensare al fatto che non ho voglia di cucinare nient'altro se non una stupida pasta al pomodoro o, nel migliore dei casi, che sto per fare la pizza, stasera quest'odore mi ha ricordato casa. Mi ha ricordato i momenti in cui apro una scatola di pomodori perché non ho voglia di cucinare e soprattutto perché mio fratello non mangia nient'altro che pasta al pomodoro; mi ha ricordato i momenti in cui apro la scatola di pelati e la verso nella ciotola gialla e ci aggiungo un filo d'olio e un pizzico di sale e poi la verso sulla pasta della pizza col cucchiaio; mi ha ricordato i momenti in cui mi brucio la lingua mangiando la pizza calda appena uscita dal forno, e le voci degli amici tutt'intorno.
Normalmente una scatola di pelati Del Monte, o di qualunque altra marca siano, mi fa sentire nostalgia delle conserve della mamma, delle intere giornate estive passate a lavare, spremere, macinare i pomodori e riempire le bottiglie. Questa volta la stupida scatola di pelati Del Monte mi fa venire in mente momenti in cui di solito ho già nostalgia per altre cose.
Il problema è che, quando ti trovi in Giappone e al supermarket vendono solo cibo pronto e la verdura costa quanto la carne, anche una stupida scatola di pelati Del Monte (importata dall'Italia con etichetta giapponese) ti può far sentire nostalgia di casa.

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