martedì 19 novembre 2013

Ho una vita sregolata ma quando tento di fare le cose giuste poi sono le cose ad essere sregolate.

Sono in un aula vuota al Poli, per la precisione quella in cui facevo "Scenografie di Luce" l'anno scorso. Ogni tanto la luce si spegne da sola dato che c'è il sensore di movimento. E dato che ci sono solo io, si spegne spesso, dato che i miei movimenti sono minimi. E ogni volta mi prende un colpo. E sembra che stia piovendo qui dentro, c'è l'acqua che scorre giù per una grondaia che passa nel bel mezzo del stanza, suppongo. 

Certo, avrei di meglio da fare che scrivere su un blog che nessuno legge.
Ma mentre faccio colazione con una focaccia, passo il tempo.

Anche stamattina mi son svegliata alle 7 dopo aver dormito solo 4 ore, un po' colpa degli zombie, un po' colpa del fratello che c'ha l'insonnia, un po' colpa della pizza che proprio non ci riuscivo a digerirla. Ma son saltata giù dal letto con tutta la buona volontà, mi son fatta lo shampoo, ho bevuto un tè, mi son sorbita i discorsi di mio fratello su Games of Thrones [i libri, non la serie] che mi raccontava di personaggi, di popoli, di territori, di schivitù. Ce l'ho messa tutta a prepararmi senza buttarmi sul divano per dormire "altri 5 minuti", ce l'ho messa tutta per uscire di casa e andare in uni sotto il diluvio universale. 

E niente, l'unica volta, e dico l'unica volta che arrivo a lezione di "Cultura del Cinema" in orario, la lezione non c'è causa interruzione delle lezioni per workshop.
Detto questo, era meglio restare a casa a dormire.
Chissà se esiste un aula per dormire come quella che c'era alla Musashino Art University anche qui al Politecnico. 

lunedì 18 novembre 2013

Lunedì mattina alle 7 e un quarto

E mi sveglio il lunedì mattina alle 7 e un quarto dopo aver passato la notte insonne, tra caldo-freddo-caldo sotto il piumino-senza il piumino, mio fratello che gironzolava per casa che non riusciva a dormire manco lui, e forse sarà stata colpa della pasta e delle castagne, bisogna mangiare meno e prima, la sera, e non guardare The Walking Dead che poi fanno venire gli incubi.
Dicevo che mi son svegliata alle 7 e un quarto, che sinceramente non ce la facevo più a sentire la sveglia che suonava in cucina dall'iPad, e prima che si mettesse a suonare, o meglio a urlare, la radiosveglia in bagno sintonizzata su RDS, son saltata giù dal letto che neanche il primo uomo quando è sceso sulla luna.
Mi son svegliata alle 7 e un quarto, che neanche nei giorni di lezione, che finora son riuscita ad arrivare sempre in ritardo, anche il primo giorno ovviamente, e anche il giorno della presentazione, e l'unico giorno che son arrivata in orario è arrivato il diluvio universale appena ho messo piede nell'edificio di Design.
Mi son svegliata sì alle 7 e un quarto con qualche buon proposito, tipo aggiornare il portfolio online, ma ora è passata un'ora, ho bevuto già un tè, ho curiosato sui profili behance dei miei compagni di corso, poi sono andata a perdermi un po' su facebook, e poi su tumblr, e ciò non è mai una buona idea, e quindi il mio buon proposito è ancora un proposito.
Alle 7 e un quarto mi è venuta anche la splendida idea di mettermi a leggere il classing log delle lezioni di CS di Tadanori Nagasawa in Giappone, e mi è venuta tanta nostalgia della Musashino Art University, di Kimi e Kate, e Riku e Ayako, e pensando che Ochi poteva iscriversi al corso l'anno scorso, che c'ero pure io, e che cacchio.
Il lunedì mattina alle 7 e un quarto, l'80% dei post su facebook parla del lunedì mattina medesimo: Odio il lunedì, il lunedì è blue, lunedì+presto+freddo=brutto brutto. Cose così e poi si aggiunge la splendica previsione di pioggia per tutto il giorno, e allora sì, sembra proprio un bel giorno, questo famoso lunedì.
Mi son svegliata alle 7 e un quarto stamattina, è lunedì, non ho lezione, non ho voglia di lavorare al progetto per l'uni nè di aggiornare il portfolio, il cielo è grigio gradazione 50%, credo piova, ho bevuto il the, ma sai che c'è? Quasi quasi me ne vado a dormire di nuovo.

giovedì 20 giugno 2013

E non perdere tempo a cercare titoli di post che nessuno leggerà mai.

Ho letto qualcosa che ha fatto venire improvvisamente voglia di scrivere anche a me. E mi ha fatto venire voglia di diventare produttiva al massimo, spendere le mie notti insonni a finire progetti e cominciarne di nuovi, dormire qualche ora al mattino, rilassarmi un po' al pomeriggio, e poi ricominciare. Mi ha fatto venire voglia di organizzarmi la mia restante permanenza qui in Giappone. Fare un libro fotografico, creare una fanzine, creare un portfolio online e finire il report per sabato. Mi ha fatto pensare al fatto che parlo a sproposito, mi ha fatto ricordare che una volta ho iniziato a scrivere un libro su di me in terza persona. Vorrei suonare l'ukulele adesso, registrare una canzone, migliorare il mio inglese e imparare il giapponese davvero. Vorrei che al mio tre la mia vita diventasse ordinata e organizzata, e vorrei avere un dizionario molto più forbito.
Il mio programma a breve termine è: riordinare la stanza, eliminare il superfluo, fare lo shampoo, rifare il futon con le lenzuola pulite, preparare un caffè, e stabilire l'itinerario per domani, trovare qualche museo interessante a Tokyo se piove, e un alternativa se c'è il sole. Pensare al progetto di Kimi e allo storyboard del video. E soprattutto non cadere nell'inerzia.

ok, quindi, ichi, ni, san.


mercoledì 12 giugno 2013

Alla gente ubriaca dovrebbero togliere la licenza di scrivere al pari di quella di guida

Sono tornata a casa da poco. Sono ubriaca. Meglio dire brilla. La testa mi gira, mi sento scema, mi metterei a dormire e sto continuamente pigiando il tasto delete perchè continuo a sbagliare tasti ma nonostante ciò mi ostino a scrivere di fretta, di conseguenza ci sto mettendo un sacco di tempo. Sono tornata da Kokubunji in bicicletta, ma sinceramente, se mi avessero fatto l'alcool test probabilmente mi avrebbero lasciato a piedi. In più ascoltavo la musica da un orecchio, e centravo tutte le pozzanghere apposta, porgendo il viso invece alla pioggerellina di giugno. Sentendomi un po' ubriaca e un po' blue.

La stagione delle piogge è iniziata davvero. 梅雨, questo è il kanji, che si legge tsuyu.
Lo abbiamo imparato oggi a lezione di giapponese.

Comunque, non ci volevo andare, volevo risparmiarmi tremila yen per cose più utili tipo cazzate giapponesi da portarmi in Italia al mio ritorno, ma ero lì a struggermi, pensando al fatto che se non ci fossi andata non avrei mai saputo cosa avrebbero fatto [beh, probabilmente avrei visto il video che ha fatto Kate con l'Iphone a testa in giù, e che non riesco a guardare perchè se giro la testa questa mi cade per terra.] E se non ci fossi andata me ne sarei pentita per il resto dei miei giorni, come ho fatto per altre cose. {Se non fossi andata a Bou quella volta lì in Francia, e io non ci volevo andare, non avrei mai conosciuto lui}. Quindi, per evitare di aggiungere cose alla lista del "potevo farlo, potevo andarci", ci sono andata. Dove? Niente di speciale, la festa di fine corso di Brand Design, con compagni di corso e professore. E poi ci sono andata per cercare di fare amicizia con altra gente, che in realtà siamo stati in classe insieme una volta a settimana per due mesi, ma dato che parlano solo giappo, è difficile comunicare nella loro lingua, io che mi ricordo solo il verbo Taberu {mangiare, per la cronaca}.

Era una specie di all you can drink, ma stavolta qualcosa da mangiare c'era. Le ragazze erano lì a bersi cose alla frutta e al limone quindi non so, ma il prof. era circa ubriaco e si è messo a raccontare delle sue fidanzate a Londra, una bionda italiana e Maria Garcia la spagnola [un nome più stereotipo di così c'è solo Mario Gomez]. e poco ci mancava che gli raccontassi che in realtà pure io ero venuta in Giappone per trovarmi un fidanzato giapponese e fare un figlio bellissimo con gli occhi a mandorla. e poco ci mancava che gli raccontassi dei due ragazzi mezzi giapponesi che mi hanno spezzato il cuore finora. E che a causa dell'ultimo, nonostante tutto, ancora deve guarire.
e poi gli avrei voluto spiegare che sono rimasta molto delusa delusa dai ragazzi giapponesi, che le mie aspettativa erano troppo alte, e che invece la media qui è veramente scarsa, sono alquanto brutti, ad eccezione forse di Ochi, che tralaltro gliel'ha detto anche il professore che è "handsome", ma che sembra stupido. Bel complimento direi.

L'argomento amore è stato ricorrente. Ochi che spiegava al prof. che non si era impegnato molto a Brand perchè c'aveva il cuore spezzato, che la ragazza l'ha lasciato quando lui le ha detto che vuole andarsene in Europa. Gussan che si struggeva perchè nessuno lo vuole. Su nove ragazze, solo una era fidanzata [e io, ma sarei la decima]. Poi il prof. che raccontava delle storie a distanza, che sono complicate e che è stato carino Andrea a venirmi a trovare. e io che gli ho detto che non è venuto a trovare me ma è venuto per visitare il Giappone. il prof. che mi diceva che Andrea è molto più innamorato di me più di quanto lo sia io. E che la sua fidanzata l'ha lasciato dopo sette anni per fargli vivere l'Europa a pieno. e io che da ubriaca che mi son fatta la domanda se questo fosse stato un segno del destino, ovvero dirmi di lasciar perdere l'Europa e trovarmi il giapponese dei miei sogni [tipo Ochi ma almeno sette anni più vecchio].

Comunque alla fine non è successo niente che ha cambiato il corso della mia esistenza, a parte una stretta di mano che ha fatto vacillare le mie sicurezze e fatto ricordare un giorno d'estate a Venezia.
Ma questa è un altra storia.

lunedì 10 giugno 2013

Un po` come il Titanic

Biblioteca della Musashino. Stessa postazione computer. Se vai su Grooveshark da questo computer, il sito ti consiglia di ascoltare Luca Carboni, Serge Gainsbourg e Debussy, praticamente la musica che ho ascoltato io.
Son venuta qui per studiare giapponese, ho una lista di cento verbi da coniugare e scrivere in hiragana, per un totale di 1600 verbi da scrivere. Ma mi sono giὰ rotta. Son tre settimane che studiamo la tessa lista, e invece di darci due regole di base per la coniugazione, quella si ostina a farceli fare uno a uno, e poi a dirci «this is irregular». Toh, grazie dell`info.
Comunque oggi credo sia ufficialmente cominciata la stagione delle pioggie qui in Giappone, stamattina mi son svegliata con il rumore della pioggerellina e l`aria fortunatamente leggermente più fresca, o almeno ripsetto a ieri sera, che stavo facendo la sauna in camera. Ho pure tentato di far funzionare il confdizionatore, poi a un certo punto ὲ impazzito, non riuscivo piu a spegnerlo, e ho temuto di traformare la stanza in un frigorifero gigante. Alle due mi son mangiata un gelato. E mi son finita di vedere sto film che avevo cominciato a vedere qualche tempo fa, che mi aveva passato il signor M.R. quando eravamo buoni amici.
Il film ὲ Love and Pop, che dopo aver guardato ho scoperto essere di Hideaki Anno, tratto da un libro di Ryu Murakami, ovvero il Murakami leggermente meno celebre del Murakami Haruki. Per la cronaca, il signor Ryu ha studiato alla Musashino Art University, nel dipartimento di scultura (彫刻). Ma non voglio parlare del film, non sono brava a espromere pareri sui film, potrei dire che ὲ strano e fermarmi li. La questione ὲ ieri sera mi sentivo di dover guardare un film per sancire la fine della settimana finalmente. Ieri infatti c`ὲ stato l`Open Campus qui alla Musashino, ed ὲ stata una settimana intensa di preparativi e non solo, infatti praticamente ho dovuto cominciare e finire il lavoro per Brand Design, cominciare e finire il lavoro per Sound and Space, e poi avrei dovuto fare qualcosa per Interactive Innovation, ma non ho fatto niente. Insomma, ho passato qualche nottata sveglia.
Comunque, questi eventi mi mettono alquanto tristezza, nel senso che ci metti tanto ad allestire le cose, ὲ come un crescendo, poi passato il santo, finita la festa. Dalle 10 di sabato mattina alle 16:30 di ieri, domenica, la scuola pullulava di ragazzine in divisa da high school venute e vedere la scuola in gruppo, sono arrivati con i pullman, sono arrivati con i genitori, ovvero il portafogli che dovrὰ finanziare i loro futuri quattro anni di studi, e io me li immagino che siano li a chiedersi se ne vale pena spendere 170mila yen all`anno per far fare sculture di legno al figlio, che poi magari si mette a scrivere romanzi erotici come il signor Ryu.
Comunque, dicevo alle 4:30 precise di ieri hanno chiuso tutto, ci mancava solo la canzoncina dell`arrivederci che trasmettono negli altoparlanti quando la scuola sta per chiudere. 10 minuti dopo, gli stendardi con scritto Musashino Art University Open Campus erano giὰ stati sostituiti con i soliti, neanche fosse passato Silente con un colpo di bacchetta ad annunciare che Grifondoro ha vinto il torneo delle casate.
La DIL room ha riassunto le sue sembianze, e i ricordi di quel video in loop trasmesso sul muro fino allo sfinimento sembrava soltanto un incubo lontano.
Tanti giorni per allestire tutto, due giorni di massimo splendore, e poi il niente. Un po` come il Titanic.

lunedì 3 giugno 2013

Malcontenti pre Open Campus perche sono una persona cattiva

~~~poi correggo gli errori ortografici a casa~~~
Ascoltando Serge Gainbourg nella libreria dell universita.
Che tralaltro ci sono i turisti che girano, oggi.
Dovrei essere altrove, a progettare il packaging per Brand Design, ma la verita e che non riesco proprio a lavorare su qualcosa che non sento mio, su un idea stramba e secondo me anche piuttosto inutile. E allora invece che lavorare, mi son rifugiata qui dentro. E mlto da me scappare di fronte alle scadenze, passare il tempo a guardare serie tv e postare foto su fb mentre il tempo e agli sgoccioli, molto agli sgoccioli. Sabato c@e l open campus, e non abbiamo praticamente niente, e Kate stanotte ha idea di fare i biscotti per la nostra presentazione, e nel frattempo Gussan stava preparando i manifesti, ma io mi rifiuto sinceramente: i cartelloni che facevanmo alle scuole medie al pomeriggio erano graficamente piu gradevoli. 
Non vedo l ora che finisca questa pagliacciata,sarebbe stato molto interessante come corso se ci avessi lavorare¥to, se probabilmente fossi riuscita a imporre le mie idee, o se almeno ogni tanto avessero preso in cosiderazione il mio lavoro fatto durante la notte. Lo so , sono una ragaza molto egocentrica e cattiva, a olte, non lavoro e mi lamento del lavoro degli altri che non e abbastanza buono per i miei canoni, lo so, sono un indiidualista del cacchio, preferisco lavorare di testa mia, fare tutto da sola, bloccarmi magari sulla stessa idea per mancanza di idee, ma preferisco gestirmi le cose da sola. E infatti il corso di Sound e Space, anche se alle prime lezioni non capivo niente, che le lezioni erano in giapponese, mi ci sono messa due notti fino all:alba e ho finito il mio lavoro, e sono anche abbstanza soddisfatta di me stessa. 


giovedì 30 maggio 2013

Un mondo senza internet è come un mondo senza Nutella

Non so dove andrà a parare questo post, so solo che questa mattina mi era venuta una grande voglia di scrivere, andarmene nella biblioteca e accedere a internet, oppure soltanto scrivere a mano sul quaderno con le pagine arcobaleno.

Cosa ha scatenato la voglia di scrivere è stata la disperazione di questa mattina. Improvvisamente internet non andava più. La disperazione era dovuta a tanti fattori, che forse faccio meglio ad elencare:

_Ieri sera ho rovesciato un intero bicchiere di acqua sulla tastiera del mac (ma essendo un portatile, diciamo pure che l'ho rovesciato sul mac). All'inizio non ho realizzato che il bicchiere fosse pieno d'acqua, cmq prontamente ho messo il computer a testa in giù e l'ho asciugato come meglio potevo, facendo scorrere l'acqua da uno spigolo. Tutto ciò mentre ero con mia mamma a telefono su skype. Ironia della sorte, stavo discutendo con lei della possibilità di voler comprare un ipad mini qui in Giappone che i prezzi sono buoni e avevo anche parlato dell'inizio della stagione delle piogge. Comunque ad oggi il mio mac non ha dato segni di cedimento se non all'inizio quando il trackpad sembrava non rispondere più ai comandi. Ah, e la tastiera che faceva plof plof. Sono andata in panico ugualmente e ho speso due ore a cercare di far un backup di tutto sull'hard-disk.
Cmq, per tornare alla faccenda, quando internet ha smesso di funzionare, ho pensato al peggio.

_Non ho dormito per un cacchio, o meglio, forse ho dormito anche troppo alla fine, ma a tratti. Mi son svegliata alle 5 per finire il progetto (leggasi cominciare e finire), mi son fatta lo shampoo e stavo per addormentarmi nella vasca da bagno, così ho deciso di riposare un'altra mezzora, con capelli ancora bagnati in testa. Mi son svegliata, ho fatto colazione. Mi son rimessa a lavorare, e internet ha smesso di funzionare. Tranne Skype. Qi dall'altra parte del mondo mi ha rassicurato che non stavo dormendo e che lui non era un fantasma. Mi sentivo come in un libro di Murakami. Qual era il sogno e quale la realtà. Son tornata a dormire, e il sogno sembrava così reale che mi son svegliata giusto in tempo per andare a lezione con il lavoro non finito, una presentazione da fare per oggi, e un ospite illustre, tal Ikezawa Tatsuki, designer giapponese laureatosi alla Musashino una decina di anni fa, che ci aspettava per commentare il nostro lavoro (e ovviamente strongarlo, giustamente. Io avrei fatto lo stesso!)

Comunque, dalla stanchezza ho immaginato di tutto, complotti, terremoti, temporali, guerre, millenium bug. Quando sono stanca il mio pessimismo sale alle stelle e combinato alla mia fantasia non ha limiti. Ho addirittura chiesto a Qi di cercare di capire cosa stava succedendo in Giappone.

Comunque, dicevo del progetto. Non sono per niente soddisfatta e quando non lo sono non riesco a dimostrare il contrario, non riesco a vendere cose che non mi piacciono, a parte il fatto che vabbè, oggi non ho aperto bocca perchè era tutto in Giapponese, e vabbè, Sho, mio compagno di gruppo, ha praticamente letto le slide (toh, utile) e Kate è abbastanza sveglia da cavarsela, se non ci fosse lei, saremmo persi. Anche se qui si fissano a fare 'ste cacchio di presentazioni con evernote, che niente in contrario se usato decentemente, ma se lo tratti come il powerpoint dei poveri, allora tanto vale usare power point allora. Indesign tutta la vita.

Cioè, ora potrei cominciare a parlare di come vanno le cose qui alla Musashino, ma non ho tempo, per domani devo praticamente comporre una canzone (trovare l'utilità in tutta questa faccenda), poi ho un altro incontro nel pomeriggio per un altro lavoro di gruppo che non ne parliamo va che è meglio.
Stavo pensando di farmi un sonnellino, e poi mettermi sotto con caffè, tè, patatine e biscotti per carburare e resistere più che posso. Oppure andarmene nella biblioteca e sperare che la eggchair non sia occupata, nascondermi lì dentro e aspettare che l'OpenCampus passi in fretta senza farmi notare.

mercoledì 8 maggio 2013

Fall in love with a library.

Sono di nuovo qui nella biblioteca della Musashino Art University. La amo, con tutto il cuore, qui dentro mi ci sento troppo bene. I primi giorni mi son sentita un po' goffa a girare con il carrello che si trasforma magicamente in sgabello e tavolino all'occorrenza, per consultare i libri senza doversi portare tutto il peso addosso, da seduti o in piedi. Mi son sentita colpevole a sedermi su quelle sedie che di solito si trovano sui libri di design, che io che sono ignorante in fatto di design del prodotto pure conosco, se non di nome, almeno di vista. (Per dire, oggi mi son seduta sulla sedia Rietveld, che non so in quante prospettive, sezione e assonometrie diverse ho dovuto disegnare nel corso di disegno del primo anno.)

Poi l'ho esplorata un pochino, non è grandissima, ma ho trovato degli angoli che mi piacciono troppo. Soprattutto la zona computer, da dove sto scrivendo. Si ha la visione generale della biblioteca, dell'esterno, del piano di sotto con le riviste, e a sera le lampadine che sono ad altezza diversa, si riflettono nelle vetrate come lucine di natale, come delle stelle, e l'atmosfera è così raccolta, tranquilla.

Stavo pensando alle biblioteche del Politecnico di Milano, o almeno, a quelle che frequento io
la biblioteca di matematica (dipartimento BEST), la biblioteca del Campus Durando e quella di Architettura a Leonardo.

Sarà che il mio ricordo di quelle biblioteche non è molto buono perché legato al periodo esami, chissà. Ma ci sono andata molte volte anche solo per passare il tempo, cercare qualche libro per svago o andare a salutare gli amici. Ma se penso alla situazione delle suddette biblioteche mi viene in mente questo*

rispettivamente

per la biblioteca di Matematica* ingegneri stressati stempiati a furia di grattacapi, la bionda col colbacco che si aggira inquietante con la cartelletta alla ricerca di un posto, la ricerca disperata di un posto per sedersi, la sensazione di sottomissione allo studio, qualche ragazza (oddio, ora mi vengono in mente le due tipe che stanno sempre insieme che mi mettono una certa inquietudine). Poi, la pausa caffè alla macchinetta nello sgabuzzino, le solite facce (belli capelli che alza la media), Andrea, Qi e Daniele che se non ci fossero loro non saprei neanche l'esistenza di questo posto, essendo imbucato alla fine di un vicoletto nel campus. Poi, la tizia che 20 minuti prima della chiusura si mette a urlare La biblitoteca chiUUUDEEEEE! E la ricerca disperata di un posto. Un giorno sono arrivata lì prima che aprisse, e c'era la coda, anzi, la ressa.

per la biblioteca di Architettura* una specie di labirinto a vari piani, dove se sei fortunato trovi un posto decente nella prima zona. Altrimenti ti tocca scendere le scale che puzzano di fognatura, e trovare posto nel seminterrato dei giornali dove hanno riviste quali "La rassegna del bitume" (giuro!) o Laterizi. E qui  è popolato dagli architetti, quindi contare quanti (ragazzi e ragazze) hanno t-shirt e camicia a quadri aperta (fantasiosi questi architetti) diventa un passatempo. Poi c'è la zona che da sul patio (cioe lo vedi da fuori, ma sei in trappola, cmq) sporchissima, incasinata, tutti parlano, spazio minimo, bordello assicurato. L'unica cosa, e che almeno puo caricare il computer. Ma ho un ricordo un giorno che ero lì a tentare di scrivere la tesi, questi cacchi di tre ingegneri seduti di fronte che continuavano a fissarmi senza pudore, they freaked me out! 

per la biblioteca di Durando*
è quella piu varia: ci sono gli ingegneri che studiano e fanno gli esercizi ai tavoli, ci sono le designer che fanno la sfilata per andare a cercare i libri, ci sono gli architetti che fanno i fighi nella zona di Tadao Ando e Alvar Aalto, e poi c'è il vecchio di Bovisa (o meglio c'era, non si vede da un po': chissà se sono stati i tornelli a fermarlo o forse di natura superiore. un giorno scriverò un post solo per lui). 
Poi ci sono le tizie allo sportello che il giorno che hanno messo la macchinetta automatica per prendere i libri ho acceso un cero a Leonardo Da Vinci per non doverci piu ad avere che fare più di tanto. E poi scusa, se io voglio leggere Farenheit 451 saranno pure cacchi miei.
E comunque è un casino trovare posto, le sedie sono scomode e pesanti e guai a spostarle, fanno un casino, ssssstridono sul pavimento che neanche gli effetti speciali dei film horror.

E comunque tutte e tre sono strapiene, non si trova posto, si vede solo una lunga fila di scaffali e stop.
Ok, non voglio paragonare la biblioteca della Musashino, progettata da Sou Fujimoto, con quelle di Milano. O almeno, voglio tralasciare il fattore estetico, che sennò dobbbiamo stendere veli pesanti e pietosi. 
Ma... ecco, ritornare a parlare della biblioteca della MAU. Non riesco più. Non c'è paragone.

Mettete play e chiudete gli occhi. E provate a immaginare il sapore del the al gelsomino. Signori, vi presento la Musashino Design Library

Debussy: Clair de lune by Classical Music on Grooveshark




martedì 7 maggio 2013

SuperAnnaPanda

Avete presente la sensazione di "tutto è possibile", sentirsi potente, illuminato, invincibile, etc etc...
A sera, anzi, a notte fonda, o comunque in quel momento in cui bisogna andare a dormire perchè le palpebre calano, ma il cervello ha voglia di fare, e quindi mille pensieri ronzano per la testa, e tutto sembra possibile, per l'appunto. Questo è uno di quei momenti per me. Ho appena finito di fare gli esercizi di giapponese, che oggi in biblioteca ci sono rimasta su per due ore, e ne ho ricavato pochissimo, e invece stasera a mente fresca (leggi, a stomaco pieno) ho finito in quattroequattrotto (leggi due ore, ma almeno ho finito). Ecco, in questo momento, la situazione è che so leggere qualche hiragana, ne so scrivere a memoria forse cinque, conosco il kanjii di riso e quello di mucca, ma nonostante la situazione del mio giapponese sia uno schifo, anche se stasera ho fatto qualche progresso, mi sento come se l'avessi imparato, e fiduciosa che domani saprò parlarlo fluentemente e riuscire a leggere tutte le etichette al supermercato.
La situazione è che domani non dirò neanche おはよございますalla sensei perchè non mi ricorderò se va bene per il pomeriggio, e allora me la caverò con un sorriso e tornerò a sentirmi uno schifo in fatto di imparare lingue straniere.

tastiera giapponese a quella francese gli fai un baffo

Ok, volevo scrivere un bel post in diretta dalla fantastica biblioteca dell universita ma sinceramente con questa tastiera giapponese mi sento alquanto impotente e goffa, non trovo gli accenti, finalmente ho trovato le virgole, ma pure per cancellare una cosa che sbaglio schiaccio il tasto sbagliato, dato che qui il delete e (accento) corto quanto un tasto normale, e quindi ogni volta che sbaglio mi appare questo ¥¥¥, per l appunto, che tralaltro mi mette una certa ansia come simbolo. Alquanto metaforico, direi. 
Ecco, direi che mi son bell e rotta, quindi saluto tutti e torno ai miei esercizi di giapponese che sono lenta come una formica. konnichiwa, anzi こんにちわ。ok, poter scrivere in hiragana pero fa figo (punto esclamativo)

sabato 20 aprile 2013

Annunci per aNobbies e quello che ne viene dal flusso di pensieri in una giornata piovosa a Kokubunji

La maggior parte della gente che arriva sul mio blog lo fa arrivandoci da aNobii.
E allora, cari visitari temporanei di aNobii, ho qualche annuncio da fare.
Ho abbandonato aNobii per il momento perchè boh, è cambiato qualcosa e non mi convinceva più. Poi scusate, siamo nell'internet era, e le pagine di social network cambiano ogni due giorni, fanno a gara a chi la fa più complicata, questo sì, ma sicuramente non peggiorano (ok, facebook, con te facciamo due chiacchiere più tardi, dato che mi sposti le foto a tuo piacimento). aNobii invece mi da l'idea di stantio. C'era aNobii beta version che non ricordo che fine avesse fatto, non avevo letto l'annuncio al momento. Cmq, tutto questo per dire che mi sono traferita su Goodreads, che almeno ha le copertine in alta risoluzione e io mi accontento di poco per passare alla concorrenza. Cmq magari continuo a aggiornare anche aNobii, voglio dire, il primo amore non si scorda mai.

Non leggo più. La causa è il Giappone.
L'università è a 5 minuti da casa, e quindi non devo farmi più quegli odiosi quaranta minuti in un tram affollato che in questo momento riesco a ricordare come qualcosa di veramente squallido in confronto ai mezzi pubblici qui in Giappone, più che altro per la popolazione di suddetto tram, ma tralasciamo.
Inoltre ho la bicicletta, e quindi nel tempo libero mi piace andarmene a esplorare la zona. E prima di andare a dormire ho preso l'abitudine di guardarmi quelle serie tv che sono una droga, se cominci non ne esci più, e ora è il momento di Dexter, non ne parliamo proprio. (parentesi: stanotte avevo lasciato il computer acceso per la sveglia mattutina, quella col gallo che uso in momenti importanti, ebbene, a un certo punto mi sveglio con la sigla di Dexter che andava, era partita una puntata da sola. P.S. la colonna sonora è molto piacevole.)

A proposito di musica, capita in momenti di cambiamenti di iniziare ad ascoltare qualcosa di nuovo, o di molto vecchio, qualcosa che comunque non è associato a momenti importanti. E quindi sono nel periodo White Stripes, per me quasi sconosciuti, grata per avervi conosciuti, e Young the Giants, che mi sa che in radio è passata solo una canzone, ma me li ricordo al concerto del primo maggio l'anno scorso, e così, mi son saltati per la mente e li ho ascoltati un po' a loop per qualche giorno.
E poi è un po' il momento Battisti, che è uno dei preferiti di mio fratello, quand'era molto piccolo lo ascoltava così tanto da fartelo venire a nausea. Quindi immaginatemi qui in Giappone, mentre sto seduta qui per terra a un tavolino basso o mentre cucino cavolo e soba, che canticchio Battisti, che pensandoci bene ho sempre associato a schitarrate da falò o feste di paese, o karaoke d'estate.

Notevo che non riesco a tenere un blog ordinato, non riesco a organizzarmi gli argomenti, passo da una cosa all'altra come quando parlo, sono fatta così, ma dovreste vedere i due tavoli e sedie che non uso per quanta roba c'è sopra, e me ne sto per terra a una tavolino basso, che comunque è invaso dalla roba. Per non parlare del pavimento: faccio slalom tra i libri, i quaderni, macchine fotografiche e pacchetti di Pocky vuoti. Un terremoto avrebbe fatto meno disordine.

giovedì 11 aprile 2013

Sproloquio su una scatola di pomodori pelati

Ho appena aperto una scatola di pelati Del Monte e, se normalmente l'odore di una scatola di pelati del supermercato mi fa solo pensare al fatto che non ho voglia di cucinare nient'altro se non una stupida pasta al pomodoro o, nel migliore dei casi, che sto per fare la pizza, stasera quest'odore mi ha ricordato casa. Mi ha ricordato i momenti in cui apro una scatola di pomodori perché non ho voglia di cucinare e soprattutto perché mio fratello non mangia nient'altro che pasta al pomodoro; mi ha ricordato i momenti in cui apro la scatola di pelati e la verso nella ciotola gialla e ci aggiungo un filo d'olio e un pizzico di sale e poi la verso sulla pasta della pizza col cucchiaio; mi ha ricordato i momenti in cui mi brucio la lingua mangiando la pizza calda appena uscita dal forno, e le voci degli amici tutt'intorno.
Normalmente una scatola di pelati Del Monte, o di qualunque altra marca siano, mi fa sentire nostalgia delle conserve della mamma, delle intere giornate estive passate a lavare, spremere, macinare i pomodori e riempire le bottiglie. Questa volta la stupida scatola di pelati Del Monte mi fa venire in mente momenti in cui di solito ho già nostalgia per altre cose.
Il problema è che, quando ti trovi in Giappone e al supermarket vendono solo cibo pronto e la verdura costa quanto la carne, anche una stupida scatola di pelati Del Monte (importata dall'Italia con etichetta giapponese) ti può far sentire nostalgia di casa.

giovedì 14 marzo 2013

Non provate a parlarmi, vi risponderò in francese.

Il mio tentativo di assomigliare a una fille lycéenne française è completo. Tutta colpa del tram che ho perso per 12 secondi, ieri in corso di Porta Ticinese. Se fossi riuscita a salire sul tram, non avrei dovuto camminare a piedi per Via Torino, che già mi ero fatta a piedi Corso di Porta Ticinese e quella è la via della perdizione con i suoi negozietti di scarpe i più carini della città. Via Torino è anche peggio, c'è la Fnac e quando entro lì potrei uscirne con un iPad, che fortunatamente le mie tasche sono spesso vuote altrimenti probabilmente potrebbe succedere davvero. il pericolo è venuto molto prima, dalla vetrina ho visto una borsa Longchamp Parisi Giallo Senape che da tempo cercavo, e niente. Il danno è fatto. Potevo permettermela. Cioè, in realtà no, ma sono riuscita a pataria con due carte prepagate e mezzo. E niente, ora sono con un trench verde e una borsa gialla a un semaforo rosso a pensare che sembro una liceale francese. E pensare che io odio le liceali francesi. Ma non perché usano trench e Longchamp, no. Ma questa è un'altra lunga storia (di tram, amori e tradimenti).

lunedì 11 marzo 2013

La fototessera

Stamattina mi sento come se stessi andando al patibolo. Ma sto soltanto a fare le fototessere. Che son due mesi che è scaduta la mia carta d'identità, e ho cominciato a rimandare di giorno in giorno, poi c'è stata la parentesi febbraio 7/7 12/24h sempre lì in università, e poi finiti gli esami ho dovuto aspettare che i brufoli, accumulati durante le ore di studio passate a mangiare schifezze e cioccolatini e biscotti 95% burro, andassero via. Stamattina mi sento circa pronta ad affrontare la prova. Ma mi sto facendo 40 minuti di viaggio per andare dal solito fotografo a Bovisa, che negli ultimi 6 mesi tra passaporto e documenti vari da spedire in Giappone ormai mi è familiare. Se mi devo rubare l'anima con una foto, che almeno non succeda ai 4 angoli della città.

venerdì 8 marzo 2013

I treni di Tozeur

Affori, FN. Dato che la metro gialla ha smesso di funzionare nell'esatto momento in cui io son salita, ho allora optato per l'altrettanto efficiente servizio offerto dalle ferrovie nord, che finalmente il treno è arrivato, ma che proprio in questo momento, fatti due metri, sta per fare retro marcia (esiste la retromarcia sui treni?). Comunque proprio mentre stavo sulla banchina tra il binario 2 e 3 a calcolare tra i vari ritardi relativi quale fosse minore in modo assoluto, ecco che passa sul mio iPod 'I Treni di Tozeur' di Battiato. Come al solito anche la musica si prende gioco di me. Cioè, non so se l'ho mai raccontato, ma i Treni di Tozeur sono diventati per antonomasia i treni che arrivano in ritardo, oppure non sono indicati come treni scioperanti ma essendo che il treno corrispondente che doveva salire dal sud ha scioperato, il treno che deve scendere al sud non c'è, oppure sono i treni che dato che la stazione di Roma ha preso fuoco, non posso transitare, e poi partono e fanno 3 ore di ritardo, oltre al fatto che nelle carrozze non c'è luce e quindi a nanna al tramonto, o a guardare il nulla della pianura padana di notte (che è un nulla anche di giorno, tralaltro). Ah, per non parlare di coincidenze assurde che forse la prossima volta a saperlo mi porto il sacco a pelo. O mi avvio a piedi.
La conclusione è che forse trenitalia dovrebbe cambiare nome in treni di Tozeur.